Ieri commentavo questo intervento sul blog Il diario di Paul, in cui descriveva la sua passione per le scarpe.
Per me forse parlare di passione è eccessivo: diciamo che ho una attenzione particolare alle calzature.
Per una donna le scarpe sono solo un elemento della categoria (importantissima) degli accessori, ma una delle armi che trasformano significativamente la figura. Un paio di décolleté ci fanno più alte, slanciano la figura, sollevano i glutei, allungano la gamba, mentre l’andatura ondeggiante dei tacchi a spillo è decisamente sexy. Poi, come ogni accessorio, giocando sugli accoppiamenti ci consente di costruire ambientazioni diverse per i nostri abiti. Non ci vuole quindi molto a capire come un semplice paio di scarpe ci possa gratificare, rafforzando la nostra immagine. Che è una cosa a cui tutte le donne tengono molto.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori: sentirsi più belle ha il suo prezzo in termini di comodità. Più alto è il tacco, maggiore è la sofferenza per i nostri piedi. Con il sottile trabocchetto che la gratificazione di immagine dello svettare su un paio di tacchi vertiginosi viene ben prima della tortura dei piedi doloranti, che si fa sentire quando di solito non hai altre alternative che tenere duro.
A questo problema si aggiunge la fantasia sfrenata degli stilisti che, non sapendo più cosa cacciare dal cappello a cilindro, si inventano linee di scarpe come queste di Marc Jacobs, riprese anche da Manolo Blanhik, che, a parte il gusto discutibile del tacco orizzontale, sono per me un vero e proprio attentato alla salute.
Ho già detto in altri interventi che a me piace seguire la moda, che giudico un buono stimolo per la fantasia e la creatività di noi comune mortali, ma che non ne sono mai stata schiava. E in effetti negli ultimi anni le proposte della moda della calzatura mi sono piaciute molto poco. Scomode e pericolose, specie in auto, le ciabattine per me abbruttiscono significativamente l’andatura. Ne ho un paio solo, comperato per necessità ed indossato una sola volta in occasione di un matrimonio, ma che è destinato a fare la muffa nella scarpiera. E non mi piacciono le scarpe a punta, che a me stanno male. Ma bisogna fare di necessità virtù, perchè trovare un paio di scarpe difformi dall’offerta di moda è pressochè impossibile, e l’unica alternativa è quella di farle fare su misura – per chi può permetterselo.
Io, comunque, di solito indosso scarpe con un tacco medio, intorno ai sei centimetri, che considero il giusto compromesso fra altezza e comodità, riservando tacchi più alti – ma senza mai esagerare – alle sole occasioni speciali.
E per farci due risate, vorrei citare il sagace punto di vista sull’argomento di Luciana Littizetto:
Volete sapere il segreto per conquistare una donna? Niente fiori ne opere di bene.
SCARPE.
Occupatevi dei suoi piedi e lei si occuperà del vostro cuore. Ma quali fasci di rose rosse, ma quali bouquet di mammole?!
Date retta a me: mazzi di scarpe.
Questo è il desiderio inconfessabile di ogni femmina. Vedersi recapitare a casa dall’Interscarpa un’enorme fascina di scarpe miste. Stivali a mezza coscia sul fondo per sostenere il mazzo e sul davanti sandali, décolleté dal tacco audace, zatteroni, anfibi, college, pantofole pelose a muso di topo e ciabattine argentate con tanto di piume di colibrì.
E tutto mescolato a infradito miste. E lì, pinzato sulla fibbia dell’ultimo sandalo, un bigliettino: «Seguimi». Costoso? Giusto un pelo. Ma si va sul sicuro. E poi le scarpe non appassiscono. E tendenzialmente le donne le buttano a fatica. Sono monumenti del tempo, ricordi di strade, memorie di cammini passati. Vanno tenute. A costo di scialacquare interi stipendi in scarpiere.
D’altronde siamo figlie di Afrodite, la dea dell’amore che viaggiava nuda come un verme, ma con i sandali ai piedi.
E poi si sa: una scarpa può cambiare una vita. E Cenerentola lo insegna. Per non parlare degli stivali del Gatto dagli stivali, ovviamente…
Comunque le dorme non comprano le scarpe per necessità, visto l’esubero costante. Il loro è un piacere, un gusto perverso, un bisogno impellente a cui è difficile sottrarsi. Un’urgenza, insomma, tipo la pipì che anche se ti sforzi non te la puoi tenere. Come si fa a resistere a un tacco a spillo? Metti che lui dopo cena, in preda alle fregole, voglia bere lo champagne dalla tua scarpa. Puoi mica dargli un anfibio… devi avere per forza il décolleté da grande soirée, che calza comodo come un guanto.
Da pugile.
Dicono che l’incremento della sporgenza dei glutei in una donna che indossa tacchi alti è di circa il venticinque per cento. Secondo me si può fare di più. Con un bei paio di tacchi a gradino ti viene un fondoschiena da permesso edilizio.
da Sola come una gamba di sedano